Il Tempio di Giove Ottimo Massimo (Optimus Maximus in latino), noto anche come Tempio di Giove Capitolino, era l’edificio più imponente della collina del Campidoglio di Roma mai esistito, con una lunghezza di 63 metri.
Era anche il tempio più prestigioso della città, dedicato a Giove come principale protettore dello Stato romano.
Un tempio delle origini di Roma
In origine, il più piccolo Tempio di Giove Feretrio sarebbe stato, secondo la leggenda, fondato in questa zona da Romolo nell’VIIIo secolo a.C.
La costruzione del Tempio di Giove risalirebbe all’ultimo quarto del VIo secolo a.C., durante il regno di Tarquinio Prisco, e fu completata da Tarquinio il Superbo. Una tradizione colloca la sua inaugurazione il 13 settembre del 509 a.C. da Marco Orazio Pulvillo, uno dei primi consoli della Repubblica romana.
Secondo una leggenda, la sua costruzione mirava a rivaleggiare con il tempio dedicato a Giove del Lazio, Iuppiter Latiaris, sul Mons Albanus vicino ad Albalonga (vedi la leggenda della fondazione di Roma). Questo fatto è molto incerto, ma questo santuario era uno dei luoghi di culto più antichi e venerati del Lazio dalla Lega Latina e dalle popolazioni regionali, forse inaugurato nel 531 a.C. dal re Tarquinio il Superbo.
Il tempio nel cuore di Roma
Il Tempio di Giove era considerato uno degli edifici più vasti e maestosi di Roma, secondo le testimonianze dell’epoca, tra cui quella di Tito Livio. Le sue dimensioni erano di 53 per 63 metri.
Apparteneva alla triade capitolina, che comprendeva Giunone e Minerva, costituendo così il cuore spirituale e politico di Roma.
Durante la Repubblica romana, svolse un ruolo centrale, già come sede del culto dello Stato romano.
La cella del tempio, tipica dei templi toscani, era tripla: quella centrale, consacrata a Giove, ospitava una statua del dio, probabilmente in oro e avorio (sul modello di quella di Olimpia), mentre le due celle laterali, più piccole, erano dedicate a Giunone e Minerva.
Si svolgevano cerimonie solenni davanti al tempio, dove i consoli appena eletti offrivano sacrifici.
Le autorità politiche vi si recavano anche per invocare il favore divino in occasione di elezioni o eventi importanti della vita pubblica.
L’evoluzione con l’Impero
Il tempio fu quasi completamente distrutto da un incendio nell’83 a.C., che distrusse anche i Libri Sibillini che vi erano custoditi. Una ricostruzione in pietra fu intrapresa sotto Silla e completata nel 69 a.C.
Fu restaurato nel 75 d.C. sotto Vespasiano dopo un incendio nel 69 d.C. Un altro incendio nell’80 rese necessaria una nuova restaurazione sotto Tito e Domiziano.
Le ultime menzioni del tempio risalgono alla fine del IVo secolo. Oggi, restano solo le mura delle fondamenta visibili nei sotterranei dei Musei capitolini.
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