Il Celio è oggi il nome di uno dei Rioni di Roma, ma è anche uno dei sette primitivi colli di Roma.
Il suo nome sarebbe stato secondo Tacito il “Monte delle Querce” (Mons Querquetulanus). Il nome di Celio verrebbe da un comandante di Servio Tullio, che lo aiutò a diventare re di Roma.
Lungo circa due chilometri, unisce l’Esquilino ad est a Porta Maggiore, ed è stato diviso in tre monti secondari.
Secondo Plinio il Vecchio il villaggio fu occupato dagli albani (popolo latino) fino al VII secolo a.C., ed era indipendente da Roma prima della fusione dei villaggi (questo era anche il caso dei colli di Velia e Viminale). Tito Livio afferma che fu il re Tullus Hostilius a unificare la collina di Roma, dopo l’aumento della popolazione in seguito dell’immigrazione che seguì la distruzione di Alba Longua.
La parte orientale della collina essendo in gran parte al di fuori del pomerium romano (limite sacro di Roma), ci furono costruiti santuari dedicati alle divinità straniere.
Sotto la Repubblica, il quartiere era essenzialmente residenziale, con alcuni palazzi lussuosi come quello di Giulio Cesare che Plinio descrisse come la prima casa con pareti ricoperte di affreschi e lussuose colonne di marmo.
Con l’Impero, la collina incorpora il pomerium di Roma, e il suo carattere lussuoso è accentuato sulle sue altezze, mentre le case storiche occupano il pendio orientato verso l’Esquilino. In cima, viene costruito un tempio dedicato al Divino Claudio.
Diverse caserme sono costruite verso la periferia, tra cui quella della V Castra di Roma e poi la caserma dei cavalieri. Quest’ultimo sarebbe stato convertito in una basilica sotto Costantino, ora San Giovanni in Laterano.
Una strada importante correva lungo la cresta, che probabilmente corrisponde alle strade attuali. Era la via Caelimontana, che dalla porta di Caelimontana raggiunge la Porta Maggiore. Accanto a essa correvano quattro acquedotti: gli acquedotti sotterranei Appia, Iulia e Marcia; e l’acquedotto Claudio su archi, costruito da Nerone per convogliare l’acqua alla Domus Aurea.
Durante il sacco di Alarico nel 410, molti edifici furono distrutti.
Dal Medioevo, la collina divenne spopolata e subì il sacco di Roma nel 1084. Fino al XIX secolo, ha mantenuto un carattere rurale. Tra i vigneti c’erano alcuni santuari religiosi e solo due ville: Villa Celimontana e Villa Casali. Quest’ultima è scomparsa durante l’urbanistica di Roma.
Da vedere sul colle Celio
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