Le catacombe di Roma sono antichi sotterranei che fungevano da luoghi di sepoltura. Ce ne sono più di quaranta, alcuni sono state scoperte di recente.
Contrariamente alla credenza popolare, non erano esclusivamente cristiani, ci sono tutte le religioni, pagane, ebrei o altri, che vi stabilirono i loro morti dal II secolo d.C. Roma proibì di seppellire i morti all’interno delle mura della città, per motivi di salute.
Sebbene fosse consuetudine con gli Etruschi, i Romani non avevano l’abitudine di seppellire i morti, preferendo la cremazione e mantenendo le ceneri in un’urna, spesso depositate in un colombario, e talvolta in bellissime tombe patrizie costruite lungo le strade consolari. Questo uso cambiò intorno al II secolo d.C., quando si sviluppò l’inumazione.
Credendo nella risurrezione corporale, i cristiani preferirono questa pratica, moltiplicando l’uso delle catacombe, scavando gallerie nel tufo, per depositare lì il defunto avvolto con tessuto nelle nicchie.
Queste catacombe cristiane sono testimonianze uniche dell’arte primitivo cristiano, spesso prima del V secolo d.C. La maggior parte dei corpi furono rimossi e tutti gli ornamenti e i gioielli erano stati rubati nel tempo.
Troviamo le catacombe romane lungo le rotte consolari, come la Via Appia, la Via Ostiense, la Via Labicana, la Via Tiburtina e la Via Nomentana.
Solo cinque catacombe sono aperte al pubblico: quelle di San Callisto, San Sebastiano e Santa Domitilla lungo la via Appia e quelle di Santa Priscilla e Sant’Agnese tra le Vie Nomentana e Salaria.