Tre bellissime fontane si trovano in Piazza Navona, tra cui il capolavoro barocco della Fontana dei Quattro Fiumi al centro, realizzata dal Bernini nel XVII secolo, sulla quale svetta il grande obelisco.
Questa pagina è dedicata all’insieme dei monumenti della piazza, con anche la Fontana del Moro, la Fontana di Nettuno, il Palazzo Pamphilj e le chiese di Sant’Agnese in Agone e di Notre-Dame du Sacré-Cœur.
→ Vedi anche l’articolo su Piazza Navona per una presentazione generale e la sua storia.

Fontana dei Quattro Fiumi

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Fontana dei Quattro Fiumi

Al centro della piazza, la Fontana dei Quattro Fiumi realizzata dal Bernini fu inaugurata nel 1651. Essa sorregge un obelisco egiziano, circondato dalle statue delle personificazioni del Gange, del Rio de la Plata, del Nilo e del Danubio. È uno dei monumenti barocchi più belli di Roma.

La sua costruzione fu avviata sotto Innocenzo X nel 1647 per sostituire una semplice vasca rettangolare usata come abbeveratoio per i cavalli. A tale scopo, fu costruito un condotto dedicato dall’acquedotto dell’Acqua Vergine per alimentarla di acqua.
Il primo progetto doveva essere affidato a Borromini, ma fu il suo rivale Gian Lorenzo Bernini, detto Il Bernini, a essere scelto, nonostante fosse in disgrazia presso il papa. Il Bernini infatti si era rivolto a Donna Olimpia, la potente “amante di Roma”, sorella della moglie del Papa e “vicina” consigliera, portandole in regalo un modello in argento del progetto della sua fontana. Il Papa avrebbe “casualmente” trovato il modello e ne sarebbe rimasto entusiasta.
Il costo della costruzione della fontana fu così elevato che il Papa aumentò le tasse su pane e vino. I romani, già poco amanti di Donna Olimpia, la odiarono ancor di più, considerandola responsabile.

L’aggiunta dell’obelisco fu una richiesta del papa, dopo che lo vide al suolo tra i resti dello stadio di Domiziano sulla vecchia via Appia, durante una visita a San Sebastiano nell’aprile del 1647.
Il nome di Domiziano inscritto in geroglifico sul monolite indica che si trovava precedentemente nel “Tempio di Iside”, situato nel Campo Marzio.
Questo obelisco Agonale, alto 16,54 metri, fu installato su una base il 12 agosto 1649. Il monolite simboleggia il potere divino che discende come un raggio solare e irradia nelle quattro direzioni attraverso le quattro rocce che possono evocare il caos.

Le quattro statue in marmo bianco sono alte 5 metri, installate sulle quattro rocce sporgenti in travertino che circondano l’obelisco.
Il Nilo è un’opera di Giacomo Antonio Fancelli, notevole con la testa velata, a ricordare che la sorgente del fiume era ancora sconosciuta. Tuttavia, il popolo si divertiva a interpretarla come il disprezzo del Bernini verso il suo rivale Borromini, che fu l’architetto della vicina chiesa di Sant’Agnese in Agone. Secondo la stessa diceria, il braccio alzato con la mano in segno di protezione del Rio de la Plata sarebbe un modo per deridere Borromini, esprimendo la paura che la chiesa crollasse. Tuttavia, la fontana fu terminata molto prima che la chiesa fosse iniziata, il che smentisce questa versione popolare.
Questa statua del Rio de la Plata è opera di Francesco Baratta, il Gange è opera di Claude Poussin e il Danubio è opera di Antonio Raggi.
Sulla roccia il blasone della famiglia del Papa Pamphili mostra una colomba che tiene un ramo d’ulivo.

Fontana del Moro

La Fontana del Moro, situata sul lato sud di fronte al Palazzo Pamphilj, fu realizzata nel 1574 sotto il pontificato di Gregorio XIII Boncompagni da Giacomo della Porta. Dotata di una vasca polilobata, originariamente poggiava su un basamento in travertino con due scalinate, circondata da una balaustra con 12 piccole colonne per proteggerla dalle carrozze del mercato. La vasca in pietra era ornata da mostri marini, con il blasone della famiglia Boncompagni che raffigurava un drago e un’aquila. Al centro, l’acqua sgorgava da un gruppo di rocce.
Nel 1652, Innocenzo X chiese al Bernini di restaurarla. Egli sostituì solo la roccia centrale con un piccolo gruppo di tre delfini che sostenevano una grande chiocciola da cui scaturiva un getto d’acqua. Questa soluzione non piacque né ai Pamphilj né ai romani, e fu sostituita nel 1655 dalla statua del Moro, detta anche l’Etiopia in lotta con un delfino, disegnata dal Bernini e scolpita da Giovan Antonio Mari, che raffigura una creatura metà uomo e metà marina (un tritone) che trattiene un delfino che cerca di sfuggirgli. L’acqua scaturisce dalla bocca di quest’ultimo. Successivamente le scale e la balaustra furono rimosse per fare spazio alla graziosa piscina a livello del suolo.

Fontana di Nettuno

Sul lato nord, la Fontana del Nettuno fu realizzata anch’essa da Giacomo della Porta nel 1574. Inizialmente era chiamata Fontana dei Calderari, per via della sua vicinanza ai maestri artigiani che fabbricavano recipienti in rame. Rimase priva di decorazioni fino al 1873, anno in cui il Comune di Roma indisse un concorso per il suo abbellimento, affidando la realizzazione degli ornamenti al siciliano Zappalà e al romano Della Bitta. Zappalà creò i cavalli marini sorretti da bambini, le sirene che combattono mostri marini, e i cherubini alati che giocano con i delfini. Della Bitta immaginò la statua centrale che raffigura Nettuno brandendo il tridente per combattere un polipo attorcigliato attorno alle sue gambe.

Vista generale della piazza

Resti dello stadio di Domiziano

Vedi la pagina dedicata allo stadio di Domiziano.

Palazzo Pamphilj

Il grande Palazzo Pamphilj fu costruito da Girolamo Rainaldi riabilitando i precedenti palazzi Pamphili, Cybo e Mellini, proprietà della famiglia. Questo intervento di ristrutturazione fu avviato intorno al 1630 sotto l’impulso del cardinale Giovanni Battista Pamphilj, che divenne poi papa Innocenzo X nel 1644. All’epoca, i Pamphilj si confrontavano in prestigio con altre grandi famiglie romane, come i Farnese e i Barberini. Durante il pontificato di Innocenzo X, il palazzo subì un importante abbellimento.

L’edificio principale si compone di un corpo centrale ornato da pilastri e arcate. Il piano nobile si distingue per un balcone centrale sorretto da colonne, che sovrasta un portale a volta. Lo stemma dei Pamphilj, che raffigura tre gigli sopra una colomba che porta un ramo d’ulivo, è posto al centro del secondo piano, tra le finestre. Sopra la cornice, si apre una loggia con tre archi e due finestre. Le ali laterali del palazzo consistono in due edifici simili.

Una figura nota vi risiedette: Olimpia Maidalchini Pamphilj, soprannominata da Pasquino “la Pimpaccia di piazza Navona”, in riferimento a un personaggio di una commedia del XVII secolo, “Pimpa”, una donna presuntuosa e senza scrupoli. Nata a Viterbo, si stabilì nel palazzo dopo il suo matrimonio con Pamphilio Pamphilj. Molto impopolare, accumulò immense ricchezze sotto il pontificato del cognato Innocenzo X, al quale fungeva da consigliera, e si sospettava addirittura che fosse la sua amante. Suo figlio, il cardinale Camillo Pamphili, sposò Olimpia Aldobrandini, che gli portò in dote il Palazzo Doria-Pamphilj, dove la famiglia si stabilì successivamente.

Il palazzo ospita tre cortili interni e conserva diversi elementi decorativi dell’antico palazzo dei Pamphilj, tra cui quelli di Agostino Tassi. Il piano nobile contiene 23 stanze decorate con affreschi realizzati da artisti come Giacinto Gemignani, Gaspard Dughet, Andrea Camassei, Giacinto Brandi, Francesco Allegrini, Pier Francesco Mola e Costanzo de Peris. Gli affreschi più noti sono sicuramente quelli di Pietro da Cortona, che, tra il 1651 e il 1654, dipinse la lunga galleria progettata da Borromini, illustrando le Storie di Enea.

Una sezione del palazzo ospita dal 1920 l’ambasciata del Brasile in Italia. L’edificio è collegato alla chiesa Sant’Agnese in Agone, considerata la cappella privata della famiglia, e al Colleggio Innocenzio.

Chiese

chiesa di Santa Agnese, piazza Navona - Roma Santa Agnese in Agone

piazza Navona - Roma Chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore

Vecchie vedute di Piazza Navona

piazza Navona 1870

piazza Navona 1729
Panini 1729, Preparazione dei fuochi d’artificio in Piazza Navona a Roma il 30 novembre 1729 in occasione della nascita del Delfino.

 

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