L’edificio principale attualmente presente sull’isola Tiberina, ad eccezione dell’ospedale Fatebenefratelli che occupa la maggior parte della sua superficie, è la basilica di San Bartolomeo all’Isola, costruita sui resti del Tempio di Esculapio.
L’altra piccola chiesa di San Giovanni Calibita è integrata nell’ospedale, dove in antichità sorgevano altri santuari.
Vicino al ponte Fabricio, che conduce al ghetto, si trovava il palazzo medievale dei Caetani, di cui rimane una torre.
Dall’altra parte, il ponte Cestio conduce al Trastevere, mentre a sud dell’isola emerge un arco dell’antico Ponte Emilio, il Ponte Rotto.

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Tempio di Esculapio e santuari antichi

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Immagine di Esculapio e del serpente sull’antica “nave”

Il Tempio di Esculapio fu inaugurato nel 289 a.C. a sud dell’isola, dove oggi sorge la chiesa di San Bartolomeo. Un portico circondava il tempio offrendo riparo ai malati.
Vi si trovavano iscrizioni che attestavano guarigioni miracolose, accompagnate da ex-voto dedicati a Esculapio.
Nella parte settentrionale dell’isola furono costruiti santuari più piccoli, sulle cui fondamenta fu eretto l’ospedale Fatebenefratelli. Due templi vi furono dedicati nel 194 a.C.: uno a Fauno, dio romano delle foreste, dei campi e delle pianure, e l’altro a Vediove, dio della vendetta e della guerra. La chiesa di San Giovanni Calibita sorge su un antico santuario dedicato a Giove Giurario, il “garante dei giuramenti”, e un mosaico del pavimento ritrovato sul posto gli è dedicato. Un altare era consacrato a Semo Sanco, divinità sabina garante della fedeltà e della parola data. Secondo gli archivi, vi erano altri culti dedicati a Tiberino, personificazione del Tevere, a Gaia e a Bellona, dea della guerra di origine sabina.

Basilica di San Bartolomeo

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San Bartolomeo all’Isola

Nel X secolo l’imperatore tedesco Ottone III decise di costruire sulle rovine del Tempio di Esculapio una chiesa in onore dei santi Adalberto – suo amico, vescovo di Praga e martirizzato nel 998 –, Paolino e Bartolomeo.
La chiesa fu ricostruita, ma il suo campanile romanico del XII secolo e resti medievali sono tuttora visibili all’interno.
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Obelisco, colonna ed edicola

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Edicola Piazza San Bartolomeo all’Isola

Due frammenti dell’obelisco antico sono oggi conservati presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Fu smantellato nel 1500, quando due dei suoi pezzi furono inviati a Napoli e a Parigi. Uno di questi finì a Monaco.
Fu sostituito da una colonna, ma questa fu distrutta nel 1867 da un incidente con una carrozza.
Questa colonna fu soprannominata “la colonna infame”, poiché riportava, ogni 24 agosto, un elenco dei “banditi che, il giorno di Pasqua, omettevano di partecipare alla messa eucaristica”. Quel giorno si svolgeva la festa delle angurie, con numerose bancarelle e giochi che consistevano nel gettare angurie dal Ponte Fabricio affinché i partecipanti si tuffassero per recuperarle. Questo divertimento fu vietato nel 1870 dopo alcuni incidenti dovuti alle correnti del Tevere.
In sostituzione della colonna, nel 1869 papa Pio IX fece erigere l’attuale edicola dall’architetto Ignazio Jacometti, al cui interno quattro nicchie ospitano statue dei santi associati all’isola: san Bartolomeo, san Paolino di Nola, san Francesco d’Assisi e san Giovanni di Dio.

I ponti Fabricio e Cestio

I due ponti in pietra che conducono all’Isola Tiberina risalgono al I secolo a.C. Il ponte Fabricio ha conservato maggiormente il suo aspetto originale, mentre il ponte Cestio presenta caratteristiche più medievali.

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Torre della Fanciulla

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Torre dei Caetani

All’estremità del ponte Fabricio si erge una torre dell’XI secolo, costruita dalla potente famiglia romana dei Pierleoni, che costituì il primo elemento di un complesso medievale. È comunemente chiamata “Torre della Pulzella” a causa della piccola testa in marmo, risalente al I secolo d.C., incastonata nella facciata. Più propriamente è nota come Torre dei Caetani.
Il palazzo, residenza dei Pierleoni fino al XII secolo e successivamente dei Caetani fino al 1470, è stato ampliato e restaurato più volte a causa dell’importante erosione dovuta alle piene del Tevere.
Durante la grande piena del 1557, l’intero complesso fu sommerso e in gran parte crollò.
L’edificio passò poi al cardinale Barberini nel 1639, che ne affidò la gestione al convento dei frati minori francescani. Nel XVIII secolo vi fu installato un oratorio dell’arciconfraternita dei Sacconi Rossi (Devoti di Gesù al Calvario), il cui ruolo era offrire sepoltura ai morti annegati nel Tevere.
Nel 1986, la torre fu designata come sede del Museo Storico dell’Isola Tiberina.

Nel 1086-1087, durante la lotta per le investiture, Matilde di Canossa e il papa eletto Vittore III, del partito guelfo, sostenuti dalla famiglia Pierleoni, si stabilirono qui. Questi ultimi avevano espulso da Roma, con l’aiuto del principe di Salerno e dei Normanni, l’antipapa Clemente II, sostenuto dal partito ghibellino e dall’Impero germanico.

Ospedale Fatebenefratelli

L’ospedale Fatebenefratelli, situato di fronte alla basilica di San Bartolomeo, fu fondato nel 1583 dai discepoli di San Giovanni di Dio (i “Fatebenefratelli”) e ricostruito negli anni Trenta. Ospita anche la chiesa di San Giovanni Calibita, edificata sui resti del tempio di Giove Iurario e consacrata nell’870.
Il fondatore dell’ordine, Giovanni di Dio, era un frate portoghese che aveva creato l’ospedale di Granada. Egli era noto per rivolgersi ai passanti con un appello insolito: “Fate del bene, fratelli!” (“Fate bene fratelli” in italiano), incitandoli alla generosità, alla carità e alla bontà.
L’ospedale fu ampliato nel XVIII secolo da Romano Carapecchia e ricostruito nel XX secolo dall’architetto Cesare Bazzani. Del XVIII secolo rimane solo il lato che si affaccia sulla chiesa di San Bartolomeo, dove l’antica farmacia è ancora funzionante e conserva una collezione di splendidi vasi contenenti sostanze medicinali rare.

ANEDDOTO
L’ospedale era anche rinomato per la qualità delle cure dentistiche alla fine del XIX secolo, grazie a fra’ Giovanni Battista Orsenigo, un frate proveniente dall’ospedale di Firenze, originario di Puisano vicino a Como. Acquisì grande fama a Roma e oltre con il suo studio dentistico situato tra il ponte Fabricio e la chiesa di San Giovanni Calibita. Era noto per estrarre i denti a mano, senza pinze, massaggiando le gengive e senza causare dolore!
Accoglieva pazienti di tutte le condizioni sociali e offriva i suoi servizi gratuitamente ai più poveri. Tra i suoi pazienti vi furono anche personalità come Giosuè Carducci e la regina madre Margherita di Savoia.
Nel 1903 furono ritrovate casse contenenti un totale impressionante di 2.000.744 denti, una quantità sorprendente anche per 30 anni di lavoro.
All’inizio del XX secolo, circolavano voci secondo cui alcuni dei ghiaioni presenti sui passaggi dell’Isola Tiberina fossero costituiti dai denti estratti da Fra’ Orsenigo. Si scoprì che i denti ritrovati appartenevano in realtà a un altro dentista, il frate Pasquale Mariani.

Ospedale Israelitico

Sull’Isola Tiberina si trova una delle tre sedi romane dell’ospedale israelitico, situata a sinistra della chiesa, un tempo monastero francescano, poi trasformato in un ospizio destinato agli ebrei anziani o poveri del ghetto vicino.

Installazione “Le Georgiche”

Nella parte nord dell’isola, dal 21 aprile 2022, una serie di stele, designate con il nome di Le Georgiche, opera di Corrado Veneziano, sono state restaurate e valorizzate dopo essere state abbandonate sull’isola.
Ogni stele, dipinta da Corrado Veneziano, riprende motivi figurativi tratti dalle Georgiche, il poema di Virgilio scritto nel 29 a.C., rappresentando elementi come le api, l’ulivo, l’uva e i semi.

San Giovanni Calibita

San Giovanni Calibita è la chiesa adiacente all’ospedale, probabilmente edificata già nel IV o nel V secolo, sul sito dell’antico santuario di Giove Iurario. Inizialmente dedicata a San Giovanni Battista, sarebbe stata ricostruita nel IX secolo da Formoso, vescovo di Porto, che vi si stabilì per sfuggire ai Saraceni. Nel 1119, la chiesa fu il luogo della prima riunione dei cardinali e del clero romano per validare l’elezione di papa Callisto II a Cluny.
L’edificio attuale, costruito nel XVI secolo, fu dedicato a Giovanni Calibita, un personaggio del V secolo. Fu rinnovata nel XVII secolo, mantenendo la navata centrale, mentre le altre parti furono integrate nell’ospedale. Fu inoltre eretto un campanile, distrutto nel XVIII secolo e poi ricostruito nel 1930. La facciata, progettata da Romano Carapecchia, risale al 1711 e, nel 1741, il pavimento e l’interno furono rinnovati con l’uso di marmi, stucchi e magnifici affreschi di Corrado Giaquinto. La chiesa ospita anche un grazioso piccolo chiostro che funge da cortile per l’ospedale.
La chiesa conserva una splendida immagine del XIV secolo chiamata Madonna della Lampada (Madonna della lanterna), un tempo nota come Santa Maria Cantu Fluminis. Quest’immagine si trovava vicino al fiume e fu considerata miracolosa quando, nel 1557, dopo essere stata sommersa dalle acque del Tevere, la lampada che la illuminava rimase accesa. Una copia dell’immagine è ora collocata all’esterno, vicino al ponte.

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Indirizzo : Piazza di San Bartolomeo all'Isola, 22, 00186 Roma RM
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Informazioni

Isola Tiberina
00186 Roma

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